Questo è il racconto vincitore – selezionato dalla redazione del blog letterario Il Cappuccino delle Cinque – del primo giro di “Un aperitivo da scrittore” (aprile 2025). Il racconto secondo classificato è “Un aperitivo diverso” di Luca Misuriello.
di jairaconti@gmail.com
L’aperitivo era appena iniziato, e già l’aria era carica di promesse: incontri inaspettati, conversazioni stimolanti e, chissà, magari l’inizio di una storia.
Una di quelle storie che finiscono male, ovviamente.
Il rumore intorno non mi permetteva di origliare le conversazioni, ma dal mio angolo privilegiato potevo vedere tutto.
C’era il tizio con il vestito troppo largo che si atteggiava, millantando chissà quali esperienze; c’era quello con la birra in mano, che sembrava essere capitato lì per sbaglio e non se ne andava solo per non dover tornare a casa; c’era il tizio che rideva solo se ridevano gli altri, e che sembrava partecipare a una recita di cui non aveva studiato il copione.
E c’ero io, che ero lì per un unico motivo.
Lei.
E lei entrò, e il rumore si fece lontano.
«Ciao, come stai?»
Qualcosa di più banale non poteva uscirmi dalla bocca.
«Colleziono attimi di altissimo splendore.»
Di nuovo quella frase, già sentita mille volte.
E per mille volte mi aveva detto da chi l’aveva presa in prestito.
Non me ne ricordavo mai, non perché non mi interessasse, ma perché ogni volta ero troppo concentrato a capire cosa si nascondesse dietro quella risposta.
Era il suo modo elegante per non dire nulla.
In quel momento, mentre pronunciava quelle parole con il consueto mezzo sorriso, pensai che fosse straordinaria la capacità che aveva di tenere tutti a distanza senza mai sembrare distante.
E la invidiavo, perché, da appassionato di citazioni, ne aveva sempre una pronta all’uso, cosa che io, pur impegnandomi, non riuscivo mai a fare.
«Ti sei fatto crescere la barba…»
Con quel caldo infernale me la sarei strappata via, se l’unico motivo non fosse stato la mia scarsa voglia di radermi e il ricordo di tutte le volte che mi aveva detto che con la barba avevo un certo fascino.
«Eh, sai, con questo caldo…»
Il brutto di partecipare a una festa dove speri di incontrare un’unica persona è che poi, quando te la trovi davanti, ti esce una serie di banalità, frasi vuote, e l’unica cosa che riesci a fare è sorridere come un idiota, mentre dentro di te succede di tutto.
Perché ci si sente così impreparati proprio nei momenti che si sono aspettati da sempre…
E poi, all’improvviso, sorrise.
Non il solito sorriso di circostanza, ma quello vero.
Quello che conoscevo solo io.
Poi qualcuno la chiamò, lei si voltò, mi sfiorò la mano.
E ricominciò il rumore.
Non so perché continuiamo a cercare le stesse persone, aspettando finali diversi.
Forse perché ci aggrappiamo all’idea che qualcosa, prima o poi, debba andare diversamente.
Forse perché continuiamo a remare, come barche controcorrente, risospinti senza posa nel passato.
Ecco, ho trovato la mia citazione.